28 marzo 2012

Amorino - Isabella Santacroce

   Amorino è una seduta spiritica. Un esperimento ben riuscito di scrittura automatica, attraverso la quale la Santacroce trascrive i diari e le lettere dei fantasmi che abitano la sua mente, trasformandoli in persone reali. Dalla forma del romanzo epistolare prende corpo Minster Lovell, fittiza comunità rurale del primo ‘900 pensata come una Peyton Place per il nuovo millennio: non solo ricatti, stupri ed omicidi, ma anche spiritismo, cannibalismo e possessioni diaboliche regolano le relazioni che si intrecciano tra i sette protagonisti. Le gemelle Stevenson, incapaci di perdonarsi per il terribile segreto che condividono, si convincono di essere uno strumento del male. Padre Amos, pedofilo e stupratore, sembra redimersi solo nel momento in cui si innamora. I coniugi Thompson si puniscono per la loro incapacità di amare il figlio handicappato. Margaret Green. Bernardine. Alexander. Pagina dopo pagina i segreti di tutti vanno in pezzi, rivelando la cronica mancanza d’amore che li accomuna e che li spinge a compiere azioni sempre più abominevoli e degradanti.

11 marzo 2012

The Woman In Black - James Watkins

   The Woman in Black è un film di fantasmi: ha la giusta atmosfera e una fotografia satura che fa emergere dal buio dettagli nitidi e luminosi. Qualche brivido e qualche salto sulla sedia, sebbene solo tramite il solito espediente pop-up e urlo bitonale. La storia abbastanza nera e una regia credibile ne fanno un film di genere, godibile, senza lode né infamia. Un avvocato chiamato ad esaminare i documenti per la vendita di una casa, in seguito alla morte della proprietaria, scopre che le apparizioni di una donna velata di nero sono collegate ai suicidi dei bambini del villaggio. Inutile dire che le scene azzeccate sono poche e le sorprese ancora meno. Disseppellimenti di cadaveri, tentativi di riparare ad un torto del passato e apparizioni nella nebbia sono topoi assoluti. Menzione a parte per la signora con i cani e il bambino coperto di fango, protagonisti di qualche scena almeno suggestiva. Il finale – con echi da Drag Me To Hell a più riprese – è del tutto prevedibile. No, di più: è triste. Lascia l’amaro in bocca a chi si aspettava una svolta o anche solo una metamorfosi del protagonista in qualcuno in cui potersi identificare.