(per chi non abbia letto il primo
volume della trilogia, questa recensione contiene spoiler)
L’universo descritto da Blake
Crouch in I Misteri di Wayward Pines
acquisisce maggiore coerenza con il secondo volume, Wayward Pines 2 – Il Bosco, secondo tassello di una trilogia. Gli unici elementi della storia che nel primo volume non convincevano troppo ed apparivano come un collage raffazzonato
di generi diversi e tardivi deus ex
machina per motivare l’intera storia – le capsule di sospensione temporale,
così come le creature mostruose oltre la barriera – concorrono qui a delineare già
in partenza uno scenario conosciuto al lettore pur nella sua ‘estraneità’ e ben
definito nei suoi limiti. I microchip, lo squillo dei telefoni, i sorrisi di
circostanza, tutto assume qui una connotazione più sinistra ed inevitabile,
data la consapevolezza di come stanno davvero le cose...