La Donna Perfetta è un meccanismo narrativo senza macchia, che parte
come una classica commedia leggera e si trasforma pian piano in qualcosa di inquietante,
in un crescendo che conduce ad un finale quasi horror. Il modo in cui il tono rosa
iniziale si tinge di giallo e poi sempre più di nero è magistrale, con
particolari che vengono scoperti a poco a poco all’interno di un intreccio ben
calibrato, mentre la protagonista scivola sempre più verso l’incubo. La storia
non è nuova: La Donna Perfetta era un
titolo ingiustamente fuori catalogo da molti anni, edito per la prima volta nel
1972, del quale sono stati realizzati ben due adattamenti cinematografici: La Fabbrica Delle Mogli nel 1975, titolo
che conserva ed arricchisce l’atmosfera thriller dell’originale letterario, ed
il più recente La Donna Perfetta,
commedia del 2004 riconvertita a divertissment
buonista con finale zuccheroso, in totale disaccordo con il romanzo. La storia
raccontata da Ira Levin potrebbe essere definita una commedia ‘sociale’ sulla ridefinizione
dei ruoli tra uomo e donna a ridosso degli anni ’70, occultata sotto ad un
tipico racconto di fantascienza: una donna scopre qualcosa di così assurdo e
terribile da sospettare di essere pazza, prima di rendersi conto suo malgrado
di avere ragione e di essere in grave pericolo.
Alla base del romanzo la coppia costituita
da Walter e Joanna, marito e moglie con due figli, appena trasferiti dalla
metropoli tentacolare alla perfetta vita suburbana del sogno americano:
Stepford, una cittadina con villette delimitate da palizzate bianche, ottime
scuole ed un basso tasso di criminalità. Ma anche – come Joanna nota molto
presto – con donne che incarnano alla perfezione il ruolo di casalinghe, sempre
truccate e in splendida forma, ed interessate unicamente ai lavori domestici.
Joanna condivide con le nuove vicine Bobbie e Charmaine il sospetto che
qualcosa a Stepford abbia il potere di soggiogare le donne, mentre il marito,
devoto ma razionale, non vuole dare credito a quelle che ritiene fantasie,
preferendo indirizzarla verso uno psichiatra. Tutto sembra indicare che Joanna
è paranoica e che le sue idee vengono dalla frustrazione di essere relegata al
ruolo di casalinga, mentre prima viveva in una città dinamica e stimolante. Quando
però anche Charmaine cambia da un giorno all’altro, lei e l’amica Bobbie
capiscono che sta succedendo qualcosa di molto grave. Al racconto puramente
fantascientifico si affiancano quelli che sono i problemi della coppia: il
marito di Joanna preferisce masturbarsi in silenzio piuttosto che svegliare la
moglie per fare sesso. Pur spronato da lei, invece di rivelarle le fantasie
erotiche a cui vorrebbe dare vita, si limita a ribadire che tra loro non c’è
nessun problema, che lei è esattamente come lui la vorrebbe e che la ama. L’autore
sceglie di non rivelare mai i pensieri del marito, per accrescere il senso di
alienazione provato dalla protagonista e favorire l’immedesimazione del
lettore. Emblematico in questo senso anche il verso finale del romanzo, la
scena familiare di un’altra coppia, in cui il marito, infastidito dalla moglie,
si limita a dirle che non c’è nessun problema, quando chiaramente non è vero.
Il fulcro del romanzo – l’idea che le donne vengano sostituite con perfetti
automi dediti solo alle pulizie e alla soddisfazione sessuale dei loro uomini –
è motivato principalmente dal movimento di emancipazione femminile che stava
prendendo piede proprio negli anni ’70. Le donne non curavano più il loro
aspetto e volevano avere un ruolo più attivo nella politica e nella gestione
del paese, arrivando a rinnegare la loro femminilità pur di coltivare i propri
interessi ed ideali. Questo si rispecchia perfettamente nel Circolo degli
Uomini interdetto alle donne, e alla scoperta di Joanna che il circolo
femminile che anni prima esisteva a Stepford si è sciolto per cause misteriose.
Non a caso, è proprio indagando sulla chiusura del circolo che Joanna riesce a
mettere insieme i pezzi del puzzle e a scoprire la terribile verità di
Stepford. L’incredibile modernità dei dialoghi, la loro freschezza e la veloce
precisione delle descrizioni crea un quadro nitido, in cui ci si può immedesimare
senza problema nella vita quotidiana di una famiglia tipo. La parte
‘fantastica’ del romanzo è tanto avvincente da rischiare di far perdere di
vista il vero concetto che Levin vuole esprimere: il più grande dei problemi di
coppia è l’incomunicabilità. Questa, unita alla paura di rivelare al partner la
verità sui propri desideri sessuali, così come sulla realizzazione personale e
sulla vita tout court, conduce
inevitabilmente alla distruzione della coppia stessa. Il finale aperto lascia
spazio all’interpretazione: chi erano i veri automi, dal momento che anche il
comportamento dei mariti sembra freddo ed innaturale? Chi compiva materialmente
i delitti, ammesso che fossero mai avvenuti? Le persone venivano davvero
rimpiazzate o era solo frutto della paranoia? Superbeat ha ristampato questo piccolo capolavoro dopo anni di
irreperibilità, regalando ad una nuova generazione la possibilità di apprezzarlo.
L’introduzione a cura di Chuck Palahniuk, ben pubblicizzata sulla copertina, è
chiaro indice di questa operazione di marketing. Questo tipo di placement su un target nuovo e giovane
non rappresenta però la classica forzatura (leggi: fregatura). Al contrario è un
ottimo espediente per attirare una fetta di lettori che potrà scoprire un
romanzo moderno ed avvincente come pochi scritti ai giorni nostri, in cui
l’ambiguità del racconto e la costruzione della tensione narrativa rasentano la
perfezione.
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