22 giugno 2012

La Donna Perfetta - Ira Levin


La Donna Perfetta è un meccanismo narrativo senza macchia, che parte come una classica commedia leggera e si trasforma pian piano in qualcosa di inquietante, in un crescendo che conduce ad un finale quasi horror. Il modo in cui il tono rosa iniziale si tinge di giallo e poi sempre più di nero è magistrale, con particolari che vengono scoperti a poco a poco all’interno di un intreccio ben calibrato, mentre la protagonista scivola sempre più verso l’incubo. La storia non è nuova: La Donna Perfetta era un titolo ingiustamente fuori catalogo da molti anni, edito per la prima volta nel 1972, del quale sono stati realizzati ben due adattamenti cinematografici: La Fabbrica Delle Mogli nel 1975, titolo che conserva ed arricchisce l’atmosfera thriller dell’originale letterario, ed il più recente La Donna Perfetta, commedia del 2004 riconvertita a divertissment buonista con finale zuccheroso, in totale disaccordo con il romanzo. La storia raccontata da Ira Levin potrebbe essere definita una commedia ‘sociale’ sulla ridefinizione dei ruoli tra uomo e donna a ridosso degli anni ’70, occultata sotto ad un tipico racconto di fantascienza: una donna scopre qualcosa di così assurdo e terribile da sospettare di essere pazza, prima di rendersi conto suo malgrado di avere ragione e di essere in grave pericolo.
  
Alla base del romanzo la coppia costituita da Walter e Joanna, marito e moglie con due figli, appena trasferiti dalla metropoli tentacolare alla perfetta vita suburbana del sogno americano: Stepford, una cittadina con villette delimitate da palizzate bianche, ottime scuole ed un basso tasso di criminalità. Ma anche – come Joanna nota molto presto – con donne che incarnano alla perfezione il ruolo di casalinghe, sempre truccate e in splendida forma, ed interessate unicamente ai lavori domestici. Joanna condivide con le nuove vicine Bobbie e Charmaine il sospetto che qualcosa a Stepford abbia il potere di soggiogare le donne, mentre il marito, devoto ma razionale, non vuole dare credito a quelle che ritiene fantasie, preferendo indirizzarla verso uno psichiatra. Tutto sembra indicare che Joanna è paranoica e che le sue idee vengono dalla frustrazione di essere relegata al ruolo di casalinga, mentre prima viveva in una città dinamica e stimolante. Quando però anche Charmaine cambia da un giorno all’altro, lei e l’amica Bobbie capiscono che sta succedendo qualcosa di molto grave. Al racconto puramente fantascientifico si affiancano quelli che sono i problemi della coppia: il marito di Joanna preferisce masturbarsi in silenzio piuttosto che svegliare la moglie per fare sesso. Pur spronato da lei, invece di rivelarle le fantasie erotiche a cui vorrebbe dare vita, si limita a ribadire che tra loro non c’è nessun problema, che lei è esattamente come lui la vorrebbe e che la ama. L’autore sceglie di non rivelare mai i pensieri del marito, per accrescere il senso di alienazione provato dalla protagonista e favorire l’immedesimazione del lettore. Emblematico in questo senso anche il verso finale del romanzo, la scena familiare di un’altra coppia, in cui il marito, infastidito dalla moglie, si limita a dirle che non c’è nessun problema, quando chiaramente non è vero. Il fulcro del romanzo – l’idea che le donne vengano sostituite con perfetti automi dediti solo alle pulizie e alla soddisfazione sessuale dei loro uomini – è motivato principalmente dal movimento di emancipazione femminile che stava prendendo piede proprio negli anni ’70. Le donne non curavano più il loro aspetto e volevano avere un ruolo più attivo nella politica e nella gestione del paese, arrivando a rinnegare la loro femminilità pur di coltivare i propri interessi ed ideali. Questo si rispecchia perfettamente nel Circolo degli Uomini interdetto alle donne, e alla scoperta di Joanna che il circolo femminile che anni prima esisteva a Stepford si è sciolto per cause misteriose. Non a caso, è proprio indagando sulla chiusura del circolo che Joanna riesce a mettere insieme i pezzi del puzzle e a scoprire la terribile verità di Stepford. L’incredibile modernità dei dialoghi, la loro freschezza e la veloce precisione delle descrizioni crea un quadro nitido, in cui ci si può immedesimare senza problema nella vita quotidiana di una famiglia tipo. La parte ‘fantastica’ del romanzo è tanto avvincente da rischiare di far perdere di vista il vero concetto che Levin vuole esprimere: il più grande dei problemi di coppia è l’incomunicabilità. Questa, unita alla paura di rivelare al partner la verità sui propri desideri sessuali, così come sulla realizzazione personale e sulla vita tout court, conduce inevitabilmente alla distruzione della coppia stessa. Il finale aperto lascia spazio all’interpretazione: chi erano i veri automi, dal momento che anche il comportamento dei mariti sembra freddo ed innaturale? Chi compiva materialmente i delitti, ammesso che fossero mai avvenuti? Le persone venivano davvero rimpiazzate o era solo frutto della paranoia? Superbeat ha ristampato questo piccolo capolavoro dopo anni di irreperibilità, regalando ad una nuova generazione la possibilità di apprezzarlo. L’introduzione a cura di Chuck Palahniuk, ben pubblicizzata sulla copertina, è chiaro indice di questa operazione di marketing. Questo tipo di placement su un target nuovo e giovane non rappresenta però la classica forzatura (leggi: fregatura). Al contrario è un ottimo espediente per attirare una fetta di lettori che potrà scoprire un romanzo moderno ed avvincente come pochi scritti ai giorni nostri, in cui l’ambiguità del racconto e la costruzione della tensione narrativa rasentano la perfezione.

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