7 giugno 2015

Wayward Pines 2 Il Bosco - Blake Crouch

(per chi non abbia letto il primo volume della trilogia, questa recensione contiene spoiler)

L’universo descritto da Blake Crouch in I Misteri di Wayward Pines acquisisce maggiore coerenza con il secondo volume, Wayward Pines 2 – Il Bosco, secondo tassello di una trilogia. Gli unici elementi della storia che nel primo volume non convincevano troppo ed apparivano come un collage raffazzonato di generi diversi e tardivi deus ex machina per motivare l’intera storia – le capsule di sospensione temporale, così come le creature mostruose oltre la barriera – concorrono qui a delineare già in partenza uno scenario conosciuto al lettore pur nella sua ‘estraneità’ e ben definito nei suoi limiti. I microchip, lo squillo dei telefoni, i sorrisi di circostanza, tutto assume qui una connotazione più sinistra ed inevitabile, data la consapevolezza di come stanno davvero le cose...
 
Il ribaltamento di prospettiva offerto dalla promozione del protagonista Ethan Burke – da fuggiasco a sceriffo  – permette di scoprire in che modo sia realmente gestita e tenuta sotto controllo la città, come e quando sia stata creata, quali siano le reali speranze di vita dei cittadini e soprattutto i compromessi richiesti: rinnegare il proprio passato, giustificare l’omicidio, accettare la perdita dei propri legami affettivi in favore di quelli fittizi. La natura stessa di Wayward Pines ne rappresenta la sua più grande contraddizione: immensa prigione per l’umanità e sua unica salvezza. L’impianto da Truman Show non ha di per sé nulla di nuovo, ma la sua originalità consiste nel rendere tutti gli abitanti potenziali vittime, invece di averne una sola predesignata. Questo moltiplica in maniera esponenziale le possibilità degli archi narrativi legati ad ogni singolo personaggio ed alle sue scelte, rendendo la lettura più avvincente anche grazie ad un’aumentata empatia. Non solo si conoscono già i personaggi dal primo libro, ma appare sempre più evidente come il vero motore della narrazione sia l’amore per i propri cari: la volontà o l’impossibilità di ritrovarli, la disperazione di perderli, la scelta di rimpiazzarli con affetti di ripiego imposti da una dittatura che prevede la morte – o la riconsiderazione – di chi non si adegua alle regole. Per quanto tenuti all’oscuro di molte verità, tutti i residenti ricevono un manuale di comportamento e sanno di doversi attenere ad azioni preordinate, volte a perpetrare la finzione di una vita perfetta, ma priva del valore più grande: il libero arbitrio. Lo stesso protagonista, nel timore che la cittadina organizzi una fête con la sua famiglia come ospite d’onore, si trova a doversi trasformare da vittima a carnefice, a cercare di convincere i nuovi arrivati ad accettare quelle regole che lui stesso nel primo capitolo aveva tentato di rifuggire. Perché chi vive a Wayward sa che una fête non è una vera festa… Durante questo difficile processo di adattamento Ethan scopre però l’esistenza di una resistenza sotterranea, che potrebbe rappresentare una nuova speranza. Ma fare il doppio gioco non è mai semplice, soprattutto quando si tratta di scegliere tra la salvezza della propria famiglia e quella di un’amante per la quale brucia ancora il fuoco della passione.

Wayward Pines 2 – Il Bosco è un più che valido secondo capitolo, forse meglio del primo. E prepara la strada ad un capitolo finale che si preannuncia come uno scontro epico. Recita la quarta di copertina: Benvenuti a Wayward Pines, popolazione 461. Ieri è storia. Domani è un mistero. Oggi è un regalo.

Cliccando qui trovi la recensione del primo volume della trilogia, I Misteri di Wayward Pines, oggi in ristampa come Wayward Pines 1 - I Misteri.

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