14 gennaio 2012

Grottesco - Patrick McGrath

Grottesco è un libro ideale per tre categorie di persone: gli amanti del genere psicologico, del mistery e del setting Inghilterra primi del 900. Si può vedere come una partita a Cluedo disputata tra Charles Dickens e David Lynch. La vicenda si svolge in una magione padronale rurale, con tanto di scuderia, orto, giardino, frutteto e fienile, il tutto circondato da un’immensa palude. Sir Hugo è ridotto ad un vegetale, relegato su una sedia a rotelle con una smorfia sul viso paralizzato, tanto che le persone che gli stanno intorno lo credono ormai incosciente ed incapace di intendere. Ma dentro la prigione del suo corpo inerme la sua mente è più che lucida, ed è lui a ripercorrere con la memoria gli eventi che hanno causato il suo incidente e la sua attuale condizione. La vicenda si sviluppa, da principio, come il più classico dei gialli: moglie e marito con figlie e fidanzati al seguito vivono in una grande casa isolata, accuditi dalla servitù, una coppia misteriosa da poco assunta dalla moglie ad un buon prezzo. Qualcuno sparisce e viene rinvenuto dopo qualche tempo in condizioni orribili. Comincia quindi l’indagine tra i molti protagonisti per capire chi abbia commesso il crimine e perché. Ma le implicazioni grottesche dell’intera vicenda – le condizioni del corpo ritrovato, le allucinazioni terribili della figlia, i comportamenti ambigui del maggiordomo e della moglie -  fanno degenerare la logica linearità iniziale del racconto in una serie di incubi e fosche visioni, che fanno comprendere quanto non tutto ciò che viene narrato potrebbe essere successo davvero o nel modo descritto.

Sir Hugo racconta scene di vita quotidiana allo stesso modo in cui racconta di aver visto sua figlia pugnalare il maggiordomo nel bel mezzo di un picnic, o il suo giardiniere aggirarsi in mezzo all’orto con zoccoli caprini al posto dei piedi, passando per gli ambigui sogni in cui lui stesso si trasforma in una lunga pianta rampicante, penetrando nelle crepe del muro e fondendosi con la sua casa. Impossibile non simpatizzare per George, così come non lasciarsi sfiorare dall’idea che uno dei protagonisti potrebbe non esistere, e che le implicazioni di questa eventualità potrebbero gettare una luce del tutto diversa sull’intera storia. Gli amanti di McGrath sanno bene che i suoi protagonisti non sono mai del tutto narratori affidabili, ma in questo caso l’autore gioca d’anticipo, facendolo affermare più volte dallo stesso protagonista e dotandolo quindi di un alone di affidabilità riflessa. La cosa interessante è che qui McGrath non si schiera con nessuno dei suoi personaggi e lascia che sia il lettore, alla fine, a ragionare su tutti gli elementi e decidere chi sia davvero degno e di fiducia ed in quale modo è più logico che si sia svolta la vicenda. Le implicazione sessuali e psicologiche che pervadono a più livelli la storia rendono questo libro una sorta di cartina di tornasole, una macchia di Roscharch in cui ogni lettore leggerà una verità diversa.

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