26 maggio 2013

Le Streghe di Salem – Rob Zombie, B.K. Evenson

Heidi Hawthorne vive a Salem, ha lunghi rasta biondi ed è una dj della radio WKXB. Ha un labrador che la adora, un passato da tossicodipendente che le è costato la morte del suo migliore amico e tre colleghi affezionati che vegliano su di lei affinché non ricada nella sua dipendenza. Sorvolando sul fatto che i colleghi vengano dipinti come i protagonisti del film Boogie Nights di Paul Thomas Anderson, il quadro sembra idilliaco. Ma purtroppo Heidi è anche una discendente del reverendo John Hawthorne, che centinaia di anni prima aveva mandato al rogo una congrega di streghe sul punto di far nascere il figlio del diavolo. Così, come nella più classica delle fiabe, Heidi riceve alla radio un regalo che non è quello che sembra: non una mela, non un arcolaio dal fuso appuntito, ma una scatola di legno con incisi strani simboli, che contiene un disco in vinile di un gruppo chiamato Le Streghe. Inutile dire che la decisione di farlo ascoltare in diretta durante la sua trasmissione radiofonica sarà una pessima idea. Ed è qui che la fiaba finisce e comincia lo splatter più estremo, fatto di visioni orribili, essere sanguinolenti e mostruosi che cercano di possederla e vicine di casa invadenti che cercano a tutti i costi di farle bere del tè rilassante.


    *la recensione che segue contiene spoiler*
    A prescindere da chi sia il vero autore del romanzo – probabile che sia stato scritto da B.K. Evenson  e che Rob Zombie abbia fatto da prestanome, avendo girato il film tratto dal romanzo ed uscito a pochissima distanza da questo – è innegabile che sia debitore al Rosemary’s Baby di Ira Levin.
    Anche lì infatti una donna cominciava ad avere visioni e a subire le visite invadenti di vicine troppo interessate alla sua vita, che le portavano in dono tazze di tè speciale e per lo stesso identico motivo: farle partorire il figlio del diavolo, evento che puntualmente si verifica alla fine di entrambi i romanzi.
     La prosa è scorrevole e le visioni oniriche che irrompono nel quotidiano di Heidi sono descritte con una nitidezza tale da apparire come immagini visive, quasi un equivalente letterario di Allucinazione Perversa di Adrian Lyne o de Il Seme della Follia di Carpenter. Anche gli omicidi, per la loro violenza estrema, richiamano immagini cinematografiche, in particolare La Terza Madre di Dario Argento e non a caso. Il romanzo sembra impregnato dalla corrente del Romanticismo letterario inglese – gli scenari onirici di Coleridge, il simbolismo di Blake ed il decadentismo infernale di De Quincey – seppur in chiave postmoderna. Lo stesso Dario Argento ha tratto ispirazione proprio dal Suspiria De Profundis di De Quincey per girare il suo Suspiria, capostipite della trilogia di madri infernali che vede la sua conclusione proprio ne La Terza Madre. Ad ogni modo è facile pensare che il romanzo sia stato scritto già con l’intento di trarne un film, facendolo emergere dalla giustapposizione di immagini che fossero facilmente traducibili a livello cinematografico ed immediatamente riconoscibili dal pubblico mainstream del panorama horror attuale.
    Date le differenze tra il romanzo ed il film, soprattutto per quanto riguarda il finale, è possibile ipotizzare che i due prodotti siano stati pensati per essere fruiti in modo complementare: il film per esplorare l'aspetto più visivo e simbolico delle visioni di Heidi da un punto di vista soggettivo, mentre il romanzo per ricercare la verità oggettiva di quanto sia successo, prendendo anche il punto di vista degli altri personaggi. 
    Ma se di simbolismo si tratta, ne Le Streghe di Salem va cercato più nell’immediatezza anatomica dei mostri e delle creature evocate dalle visioni di Heidi più che non negli elementi della natura. Dalla creatura tentacolare che le spruzza nell’utero il seme nero, al feto abnorme e gigantesco dagli occhi rossi che le si avvicina a più riprese, tutto sembra mimare l’atto della copula infernale e del mostro che ne verrà alla luce, con un linguaggio descrittivo che mira a richiamare creature dell’immaginario cinematografico e ludico, come La Covata Malefica di Cronenberg o gli zombi striscianti di Resident Evil e Silent Hill.
     Va poi considerato lo sforzo di incentrare la narrazione sul momento storico della Caccia alle Streghe e della volontà degli autori di porsi nel mezzo dei gruppi storicamente contrapposti – gli inquisitori e le presunte streghe – senza mai prendere davvero le parti di nessuno. Le streghe erano davvero spietate reiette della società che trovavano negli omicidi rituali il tentativo di comunicare con gli inferi? Oppure erano solo donne plagiate, che venivano torturate ed uccise dai crudeli inquisitori cristiani per una forma di isteria storica collettiva?
     Nel complesso, Le Streghe di Salem è un romanzo che incorpora elementi narrativi e descrittivi storici, letterari e cinematografici di epoche differenti per presentare un Rosemary’s Baby dei giorni nostri, benché ad un buon crescendo di tensione iniziale segua poi uno svolgimento fatto solo di omicidi e di visioni sempre più violente senza un vero twist finale.

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