19 ottobre 2011

Dannazione - Chuck Palahniuk


Questo è il Palahniuk che volevo leggere da anni. Non nella sua forma migliore, ma ancora molto ispirato. Dannazione è un incrocio tra un moderno Inferno dantesco e l’aldilà dipinto da Tim Burton in Beetlejuice, con morti in tenuta da football che lavorano dentro call center infernali e demoni che divorano in eterno le anime dannate. La fervida fantasia di Chuck sguazza letteralmente nei liquami infernali descrivendo paesaggi, passatempi e leggi che regolano il luogo della dannazione eterna, con tanto di chat room a luci rosse ed interviste telefoniche. Ritorna anche il topic - tanto caro a Palahniuk – di anonimi impiegati di call center che parlano con perfetti sconosciuti prospettando loro di smettere di soffrire tramite il suicidio (tematica già centrale in Survivor), ma la chiave di tutta la narrazione è più divertente e divertita del solito, diciamo quasi più Christopher Moore che il Palahniuk disincantato di Fight Club o quello vendicativo di Invisible Monsters.

 Con il suo tono dissacrante, tra fiumi di vomito incandescente e oceani di sperma, Palahniuk ci fa incontrare Heath Ledger, Judy Garland e i Kennedy  – giusto per citare i meno importanti e non rovinare le sorprese – là dove Dante aveva messo Paolo, Francesca e compagnia bella. Sorprese perché proprio di questo si tratta, come le caramelle disseminate in una borsa di Halloween, sono tante le trovate geniali ed esilaranti che costellano la narrazione, mentre i consueti flashback ci riportano nella vita di Madison per scoprire, pezzo dopo pezzo, come e perché sia morta. 
L’unica cosa che non perdono all’autore è di avere una protagonista di tredici anni che parla come un professore di letteratura. Uno dei problemi principali di scrivere un romanzo con un adolescente come protagonista è l’ovvia limitazione del vocabolario che si può utilizzare, in quanto una tredicenne che parla in modo forbito e ricercato sarebbe credibile quanto una moneta da tre euro. Palahniuk, da perfetto paraculo qual'è, si beffa del lettore facendo ripetere quasi in ogni singola pagina alla protagonista cose del tipo “Sì, so benissimo cosa significa dissociazione sintomatica dell’ego represso in età infantile. Ho tredici anni, ma non sono mica una deficiente”. Ecco, per quanto io ami Palahniuk, questo escamotage mi sembra davvero troppo banale. Al di là di questo fastidioso particolare – che fa pensare che Palahniuk abbia ormai un concetto dei suoi lettori come di una massa di poveri coglioni a cui si può rifilare qualunque cosa senza neanche sforzarsi di renderla verosimile – il libro è comunque molto godibile e divertente. Ci sono delle belle trovate, personaggi cinici e nerissimi a cui gli aficionados sono abituati, nonché le verità nascoste e centellinate pagina dopo pagina, per trascinare il lettore avido fino alla fine, meccanismo in cui Chuck è maestro indiscusso.
A mio avviso, un romanzo che fa riflettere, su chi siamo e su chi vorremmo essere. Sulla ricerca della propria identità, sulla re-invenzione di se stessi e sulla possibilità della redenzione, con un tema del ritorno che chiude il cerchio, come le stagioni. Una vicenda che parte dall’inferno e finisce ad una festa di Halloween - giusto per dare l’idea di quanto valga qui la dicitura happy end – riuscendo però anche a divertire.
Piccola postilla: i fan di Grease sono in grande pericolo. Parola di Chuck…
Quanto al finale (niente spoiler qui) le cose sono due: o Palahniuk ha voluto fare lo sborone con troppa carne al fuoco, oppure ci aspetta un “Dannazione. Parte 2”. Visto che ho più fiducia in lui di quanto ne abbia avuta  per J.J Abrams e il suo Lost, mi aspetto che vengano presto chiariti alcuni punti lasciati insoluti nel finale (seguono SPOILER):

La fine del romanzo lascia aperte ed in sospeso diverse questioni (a partire dall’ultima parola che chiude il romanzo...). Madison ha passato la prova del poligrafo e può tornare in Paradiso, poi addirittura sembra che possa tornare in vita. Cosa succede alla fine? Cosa succederà dopo che avrà fatto ciò che si propone di fare alla fine del romanzo? Ma soprattutto: è morta come viene fatto credere per quasi tutto il libro, oppure come viene mostrato nell’ultimo capitolo? E se è morta come viene detto nell’ultimo capitolo, allora perché l’uomo riconosce il suo travestimento quando va a fare dolcetto o scherzetto?
Spazio libero ai commenti.

3 commenti:

Enrico ha detto...

Bella recensione! Finalmente l'ho letto anch'io, poi in un altro commento ti linkerò la mia recensione, quando sarà pubblicata. Innanzitutto ti anticipo che ho letto un paio di interviste, e la risposta alle tue domande sul finale potrebbe essere una sua dichiarazione. Dannazione è il primo libro di una trilogia, come la commedia dantesca (parole sue!!). Quindi spero che negli altri verranno chiariti gli ultimi, confusi capitoli. Sono d'accordo sulla poca coerenza realistica del linguaggio della protagonista. Sappi che inizialmente Madison doveva avere 11 anni, ma l'editore gli ha detto che era troppo piccola. Sempre nell'intervista ha detto che ha scelto quell'età perchè voleva che l'inferno fosse ancora più particolare, visto con una mente pre adolescenziale. Anche a me non son piaciute molto le frasi tipo: Sì, conosco il significato della parola..., ho tredici anni ma non sono stupida..ecc. Mi sembrano delle giustificazioni, degli escamotages cammuffati da espediente stilistico. Allo stesso tempo non so quanto sarebbe stato meglio che fosse stato realistico anche nel linguaggio. Non so se hai letto Pigmeo, fin troppo realistico. Per il resto, è stato molto più divertente del penultimo, e anche di altri. Ti prego, credimi quando ti dico che, appena ho letto la parte dei call center, in cui invitava la gente al suicidio, ho pensato subito a Survivor. Prima di leggere la tua recensione!!

VELLUTONERO ha detto...

Grazie Enrico, certo che ti credo. Del resto ho letto le recensioni che hai linkato ed è chiaro che anche tu sei un Palahniuk addicted. Non mi dispiace l'idea della trilogia, spero solo che le prossime due parti non siano ambientate in purgatorio e paradiso perché si preannuncia noioso...

Enrico ha detto...

Finalmente hanno pubblicato anche la mia recensione: http://www.w2m.it/pub/archiviow4m.php?book=386 (lo ammetto, una rilettura andava fatta, ma avevo fretta di pubblicarla!). Comunque, è vero che ho conosco e seguo palahniuk molto attentamente. Ma non sono così ossessivo. Anzi, il tuo blog mi ha dato molti spunti interessanti. B.E.Ellis mi è sempre piaciuto ma ho letto solo American Psycho purtroppo. Mi piacerebbe leggere Meno di zero, e poi Imperial bedrooms (che sarebbe una continuazione). Lo stesso vale per Franzen, di cui ho Libertà (non ancora iniziato), ma sono incuriosito anche da Le correzioni. Insomma, potrà succedere che parleremo anche di altro nel tuo blog!