16 novembre 2011

Insidious - James Wan

Insidious di James Wan non brilla certo per originalità della trama, però vale la pena di vederlo. Come in molti altri film horror, c’è una casa infestata,  ci sono oggetti che si spostano da soli e che provocano incidenti domestici. Ci sono fantasmi che si materializzano. Ad un appassionato queste premesse non sono nemmeno sufficienti a creare un po’ di aspettativa. Eppure Insidious riesce a compiere il miracolo, là dove non sembrava possibile. La messa in scena fa saltare sulla sedia più di una volta e non con i soliti cliché (la mano che sbuca dal terreno, il gatto che salta fuori  miagolando, il bambino giapponese che salta fuori miagolando…). Questo film è puro divertimento, perché all’interno di una trama scontata che sembra non riservare sorprese, orchestra invece la paura in modi che finora nessun altro film aveva sperimentato.

La costruzione si basa sempre sul viso mostruoso o sul colpo di scena, ma piazzati là dove mai ce lo aspetteremmo. In pieno giorno, nel bel mezzo di una frase o addirittura ingannando la percezione dello spettatore. La scena in cui l’uomo cammina fuori dalla finestra è magistrale, così come quella della cucina. Cose che non ti aspetti. La re-invenzione di un genere tramite una vera e propria rottura degli schemi. Non voglio dire che l’intero film sia l’opera struggente di un formidabile genio, d’altronde l’intera trama pesca a piene mani da film di genere già visti e replicati in decine di copie carbone. L’estetica da videoclip delle anime rinchiuse nell’Altrove, piuttosto che tutta la scena finale ambientata nell’antro di un mostro a metà tra Nightmare e Jeepers Creepers la dice lunga su quanto il pastiche post-moderno sopperisca spesso alla mancanza di idee. Neanche la vecchia medium che cerca di liberare il bambino intrappolato in un’altra dimensione è nulla di nuovo. La cosa che però sorprende è la visione globale della regia e della fotografia. Un’immagine estremamente dettagliata e luminosa per un horror, quasi clinica, così come la scelta di rendere i fantasmi persone in carne ed ossa, forse banali ma di certo molto tangibili. Un volto dietro una tenda, che noti solo dopo un attimo. Qualcuno immobile in un angolo della stanza, il meccanismo di un mimetismo imperfetto che rivela di colpo la presenza di un altro, vero e proprio intruso. Il finale è risibile per chi ha esperienza di genere, ma nonostante questo il film è davvero godibile, perché non manca di fare quello che quasi nessun horror riesce più a fare al giorno d’oggi: spaventare. Un risultato doppiamente buono se si considera il budget ridotto all’osso e la quasi totale assenza di effetti speciali.

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