Chernobyl Diaries – La
Mutazione è esattamente quello che promette di essere: un film del filone “esseri
deformi che abitano un luogo desolato e uccidono gli incauti visitatori” (tra
cui Le colline hanno gli occhi, Wrong turn e The descent). La trama è meramente funzionale a motivare in modo
sommario la presenza dei sei ragazzi a Pryp’jat – la cittadina a ridosso di
Chernobyl che fu evacuata in un solo giorno dopo l’esplosione del reattore numero quattro – mentre non si cura di dare coerenza alla presenza degli esseri
deformi, né alle motivazioni degli scienziati e dei militari. Finale
inconcludente e con colpo di scena prevedibile, il film riesce comunque a
creare un clima di tensione costante per tutta la seconda metà del film. Quello che succede: un gruppo di ragazzi che si aggira nel buio, lungo
cunicoli e fabbriche dismesse, armati di una sola torcia, con animali ed essere
deformi che saltano fuori da dietro ogni angolo con una cannonata in Dolby
Surround da diecimila decibel. Nessuna introspezione psicologica viene data alle persone mutate dalle radiazioni, trattate qui alla stregua di zombi qualunque. La prima parte del film serve solo a mostrare i
ragazzi in giro per l’Europa, fino alla motivazione che li convince a
visitare Pryp’jat: è una cittadina molto suggestiva che è stata interamente
contaminata dalle radiazioni, ma se fai una gita breve e non tocchi niente è
assolutamente sicura. E se non ci vieni vuol dire che te la fai sotto. Da
notare l’estrema sottigliezza di questa strategia psicologica, a fronte del pericolo radioattivo. La guida li fa
entrare di nascosto nella città nonostante un picchetto di militari li abbia ammoniti
a non farlo. Da qui ad incontrare pesci con le zanne, orsi bruni e creature
deformi assetate di sangue il passo è breve.
Il film funziona bene nonostante i buchi di sceneggiatura,
grazie all’ambientazione di desolazione post nucleare ricreata in realtà in
Serbia e in Ungheria. Girato in inverno, le location con il luna park
abbandonato, le distese di auto arrugginite e i palazzi vuoti in rovina fanno
pensare al costante pericolo di radiazioni ed alla tragedia realmente accaduta,
il che contribuisce a dare un’aura di pericolo e di minaccia costante anche
maggiore rispetto a quella incarnata dalle creature mutanti. Quanto alle riprese,
una camera a mano abbastanza frenetica ma non traballante agevola l’immedesimazione
dello spettatore nel clima di ansia (senza peraltro dare l’effetto da vomito imminente
in stile Blair Witch Project o Rec ). Pochi effetti speciali, niente
splatter e apparizioni delle creature ridotte all’osso, la bellezza di questo
film sta tutta nella scenografia, nell’ansia creata dal buio e dalla costante
paura di cosa potrebbe saltare fuori. Detto questo, se il finale avesse dato
una motivazione plausibile all’intero carosello, Chernobyl Diaries sarebbe stato davvero un bel film. Da segnalare
il sito fake virale http://chernobylwel.com/index.php?language=en
che uscito con un tempismo perfetto propone di sperimentare un tour a Chernobyl
proprio come quello che viene intrapreso dai ragazzi nel film. Basta scorgere
le foto per notare che la ruota panoramica e gli autoscontri arrugginiti nel
prato sono gli stessi del film, così come gli edifici abbandonati davanti al
lungo viale alberato che fa da sfondo all’intera sequenza nel furgone. Se tutto
questo non bastasse, c’è la tagline del sito: see, feel, experience…but do not touch! Quale genio del marketing
direbbe una cosa simile a potenziali clienti? La frase riprende in toto l’avvertimento
della guardia ucraina che conduce i ragazzi lungo il loro tour, ammonendoli a
non toccare o portare via nessun oggetto in quanto contaminato dalle
radiazioni. Al di là del viral marketing, un film di genere che non aggiunge
niente di nuovo al filone che percorre, con una bella atmosfera ma dal finale
imbarazzante.
1 commento:
Il finale può essere il seguente. I contaminati mostruosi sono ridotti a uno stato primordiale come gli animali quindi si comportano come tali. La ragazza invece è stata solo contaminata a un livello sì grave, ma allo stesso tempo ha mantenuto la lucidità umana che, una volta guarita, le avrebbe permesso di tornare a casa e raccontare al mondo intero quello che succede a Chernobyl, di conseguenza essa è scomoda alle autorità russe, e per tale motivo andava eliminata.
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